martedì 21 giugno 2011

THE LOST ALBUMS – Incipit

Preso da un sacro furore mistico e scrittorio (chissà quanto durerà, vista la mia atavica incostanza...) ho deciso di intraprendere una mastodontica opera divulgativa in 23.937.283 puntate con le quali mi propongo di diffondere a voi lettori, volgo profano, il sacro verbo della musica.
Bé, forse ho un po' esagerato...comunque mi piacerebbe provare a far conoscere a quelle tre o quattro persone che avranno voglia di leggere qualche disco piuttosto sconosciuto ma che potrebbe riservare qualche bella sorpresa e diventare un compagno di viaggio.

domenica 19 giugno 2011

BIG MAN, IL MIO AMICO.

E dire che a quel concerto non ci dovevamo nemmeno andare. Me and my blood brother Davide, presi dai soliti dodici milioni di impegni e dalla solita maledetta penuria pecuniaria ci eravamo persino dimenticati di prendere i biglietti. “In fondo - mi dicevo - la E-Street Band ormai è poca cosa rispetto agli anni gloriosi e poi l'abbiamo vista già un anno fa. Era stato un gran concerto e preferirei non rischiare che il ricordo venga cancellato da una brutta serata”.
Mi sbagliavo. E pure di grosso. I biglietti li prendemmo una settimana prima. In fondo, quei vecchietti venivano a suonare praticamente sotto casa nostra e sarebbe stato quantomeno scortese non andarli a salutare. L'anno prima, a Milano, eravamo ancora scossi per la scomparsa di Phantom Danny Federici e il Boss e la sua ciurma ci avevano commosso con una tirata versione di Bobby Jean, ossia la più bella canzone sull'amicizia mai scritta. Alla fine di quella canzone, Clarence “Big Man” Clemons rilascia quello che, con Jungleland, è il suo più bell'assolo.



Già nel 2008 il Grande Uomo, l'anima della band, l'alter ego gigantesco e rassicurante del Boss, si muoveva a fatica, eppure quando soffiava in quel sassofono (“Blow, Big Man, blow!!!”) quelle quattro note, perché in fin dei conti la sua forza non è mai stata la tecnica pura quanto il cuore, dentro lo stomaco mi si smuoveva qualcosa. Dopo un anno rieccoci là, di nuovo io e il mio Blood Brother, e stavolta succede qualcosa di ancor più pazzesco. All'Olimpico, non solo la E-Street Band è in forma strepitosa ma addirittura tira fuori dal cilindro alcuni dei pezzi che più desideravo. E poi, nel bel mezzo, salta fuori una Drive all night che nessuno si aspettava. E lì in mezzo, il sax di Clarence.
E oggi, di punto in bianco, mi sveglio e Clarence non c'è più. È difficile descrivere a chi non sia un totale dipendente dalla musica cosa significhi che uno dei tuoi amici. che più ti hanno accompagnato con le loro storie, coi loro assoli, con i loro strumenti, non sia più lì a suonare per te. E Big Man per me è sempre stato un amico. Non l'ho mai conosciuto di persona, certo, però mi ha accompagnato per tutta la vita.



Non ricordo quale fu il primo pezzo di Springsteen con la E-Street Band che ascoltai. Ero troppo piccolo. I suoi dischi piacevano a mio padre e Born in the USA era uscito dieci mesi prima della mia nascita e, conoscendo il mio vecchio, doveva averlo sentito parecchio in quei mesi. Insomma, quella musica fa parte del mio imprinting. Però ricordo benissimo quando dalla semplice frequentazione, per quanto piacevole, si passò all'amore vero. Settembre 2002. Casa mia era inagibile causa lavori di ristrutturazione e in quel periodo stavo da mia nonna. Una sera, MTV (oddio, guardavo MTV...che tempi!) trasmise un concerto dal vivo: Bruce Springsteen & the E-Street Band da Barcellona. E a un certo punto, di punto in bianco, la band attaccò The promised land. Ricordo come fosse oggi l'effetto che mi fece l'assolo del sax di Clarence Clemons. Fu una sorta di illuminazione. Era come se quelle note sapessero tutto di me, tutti i miei desideri, le mie paure, le mie certezze. Da allora il Boss e Big Man divennero i miei compagni di strada.
Ora è strano pensare che quei due non potranno essere più sullo stesso palco, ed è piuttosto doloroso. Clarence era la E-Street Band non meno di quanto lo fosse Springsteen stesso ed è francamente impensabile che possa esistere ancora senza di lui. Eppure, di fronte all'immensa tristezza per quest'amico che non c'è più, mi sento di ringraziare perché mi ha accompagnato per tutti questi anni e (al diavolo la retorica) la sua musica lo farà ancora finché sarò vivo, di questo ne sono certo.



Oggi pomeriggio io e il mio Blood Brother ci siamo ritrovati a guardare il dvd live a Houston del 1978, per rendere omaggio a colui che, assieme al Boss, ha dettato anche i modi e i tempi della nostra amicizia. E nonostante la tristezza, riguardare la gioia pura di quei due insieme sul palco non ha potuto non strapparci un sorriso, magari pensando a quanto si starà divertendo San Pietro in questo momento, sentendo suonare di nuovo Big Man e Phantom Danny insieme.
Ciao Big Man, amico mio. E grazie di tutto.



P.S.: Questo è il più bel ricordo di Big Man che si possa trovare...la danza su Detroit Medley di due amici che si divertono un mondo...