ALL ALONG THE
WATCHTOWER
Dylan e
l'imminenza della Tempesta.
“Dev'esserci qualcuno qua
fuori”, disse il Giullare al Ladro. “C'è troppa confusione e non riesco a
trovare pace. Uomini d'affari stanno bevendo il mio vino e contadini stanno
scavando la mia terra; nessuno di loro, che stanno sul confine, sa quanto vale
tutto questo”.
“Non c'è ragione per agitarsi
troppo”, rispose gentilmente il ladro. “C'è fin troppa gente che crede che la
vita non sia altro che uno scherzo. Ma io e te da qui ci siamo passati e
sappiamo che questo è il nostro destino. Non parliamo in maniera falsa: ci
resta poco tempo”.
Lungo le torri di guardia
prìncipi se ne stavano a guardare mentre intorno andavano e venivano donne e
servitori a piedi nudi. Fuori, in lontananza, un puma ringhiò. Due cavalieri si
stavano avvicinando. Il vento cominciò ad urlare.
All along the watchtower,
probabilmente la canzone più complessa e rappresentativa di Bob Dylan è
l'imminenza della battaglia, il presagio della furia del momento, un lampo
nell'oscurità. E dire che nel 1968,
in mezzo alla confusione sociale che scuote il mondo,
abbattendo certezze, fedi, tradizioni, verità, Dylan sembra profetizzare
sottovoce. Sembra quasi che non voglia che nessuno senta. “Voce di un uomo che
grida nel deserto”, come il profeta Isaia tremila anni prima di lui. La
versione che esce su “John Wesley Harding”, considerato non a caso il disco di
“parabole” di Dylan, è un sussurro scarno, un sinistro presagio di qualcosa che
sta per deflagrare. Del potenziale di questa canzone se ne accorgerà però un
nero mancino di sangue Cheerokee di Seattle, tale James Marshall Hendrix. Se la
versione di Dylan era un presagio, nella versione Hendrixiana la tensione
esplode in un grido di elettricità. Che sarà poi sublimata dalle versioni
incendiarie di Neil Young, dei Pearl Jam e dello stesso Dylan che nei suoi
concerti degli anni Novanta la trasformerà in una vera e propria tempesta di
fuoco.
Sono tre accordi che si ripetono
ossessivamente, non più di tre accordi che incidono a fuoco parole di portata
quasi biblica. Dylan smette di essere un cantante e veste i panni di Profeta
per urlare l'attesa. Il vento porta l'attesa. Il vento urla il dramma
dell'uomo. La vita non è uno scherzo, e gli unici a saperlo sono coloro che il
Potere ha messo ai margini. Il ladro ed il giullare sono gli uomini ai margini.
Il ladro è colui che sta fuori dalla legge e perciò al di sopra della legge. Il
giullare è l'unico che può mostrare al Re la sua nudità. Il giullare sta dentro
la Verità e perciò è al di sopra della Verità. Sono dentro la vita, dentro alla
legge e dentro alla verità, al punto che sono gli unici a capire che “i tempi
stanno cambiando” - come già lo stesso Dylan cantava nel 1963 – e che qualcosa
si profila all'orizzonte. Eppure gli uomini sulle torri di guardia hanno
conosciuto il potere ed hanno scordato il compito delle sentinelle: quello di
guardare l'orizzonte e mettere in guardia dal pericolo. Ancora una volta Dylan
ha colto nel senno e si è fatto profeta del suo tempo, tremila anni dopo Isaia.
“I suoi guardiani sono tutti ciechi, non si accorgono di nulla. Sono tutti cani
muti,incapaci di abbaiare; sonnecchiano accovacciati, amano appisolarsi. Ma
tali cani avidi, che non sanno saziarsi, sono i pastori incapaci di
comprendere.” I principi del mondo della canzone sono gli stessi pastori avidi
ed ebbri di donne e di potere. Ai loro schiavi hanno tolto perfino le scarpe.
E così, quando i due cavalieri
arriveranno a portare lo scompiglio nel mondo e a rovesciare le carte,
troveranno pronti soltanto il Giullare ed il Ladro, gli unici che hanno capito
che la vita non è uno scherzo ma una lotta continua.
Ma come si concretizzerà questo
presagio? Questo presagio continuerà a tormentare Dylan per tutta la sua vita
e, di riflesso, in tutte le sue canzoni. Vent'anni dopo, in un mondo
radicalmente mutato, canterà in “Ring them bells” queste parole: “Suona quelle
campane, Santa Caterina,dall'alto della stanza, suonale dalla fortezza per i
gigli che fioriscono. Oh, le strade sono lunghe e la battaglia e' violenta e
stanno cancellando la differenza fra cos'è giusto e cos'è sbagliato.” Eppure le
campane di Santa Caterina sono il segno di qualcosa, o qualcuno, che accompagna
l'uomo nella lotta. Perché, senza un punto fermo cui guardare nel turbine degli
eventi, l'uomo si perde.
È la dinamica della vita. Se
l'uomo perde di vista la realtà degli eventi, i segni dei tempi – come il verso
di un puma che annuncia che da lontano qualcuno sta arrivando – e soprattutto
la contezza del proprio destino, la lotta si trasformerà ben presto in rovinosa
sconfitta.
“Nella furia del momento posso
vedere la mano del Signore, in ogni foglia che vibra, in ogni granello di
sabbia”. Bob Dylan canterà questo verso nel 1981, tredici anni dopo aver fatto
uscire All along the watchtower. E tuttavia continuerà a chiudere i suoi
concerti con All along the watchtower, sempre in poderose versioni elettriche,
fino ai giorni nostri. Ed a profetizzare l'incombenza di una tempesta
imminente, di fronte alla quale bisogna essere ben vigili.