ABANDONED LOVE &
SARA
Storia di una storia
Posso
sentire la chiave che gira. Sono stato ingannato dal clown che è
dentro di me: ho pensato che avesse ragione ma è inutile. Qualcosa
mi dice che indosso la palla e la catena. Il
mio santo patrono combatte con un fantasma e non c'è mai quando più
ne ho bisogno. La luna spagnola si alza sulla collina ma il mio cuore
mi dice che ti amo ancora.
Ritorno
in città dalla luna fiammeggiante, ti vedo per le strade, comincio a
delirare. Mi piace vederti vestire davanti allo specchio: mi
lasceresti entrare nella tua stanza un'ultima volta prima che
sparisca definitivamente?
Tutti
si travestono per nascondere quello che celano dietro i loro occhi ma
io, io non riesco a nascondere quello che sono. Dovunque vadano i
ragazzi li seguirò.
Sfilo
nella parata della libertà ma finché ti amo non sarò libero. Per
quanto tempo ancora dovrò subire un abuso come questo? Non mi
lasceresti vedere il tuo sorriso un'ultima volta prima che io ti
lasci andare?
Abbandono
la partita, me ne vado, la pentola dell'oro è solo finzione il
tesoro non può essere trovato dagli uomini che lo cercano se i loro
dei sono morti e le loro regine stanno in chiesa.
Eravamo
seduti in un teatro vuoto e ci baciammo. Ti chiesi per piacere di
cancellarmi dalla tua lista. La mia testa mi dice che è ora di
cambiare ma il mio cuore invece mi dice che ti amo anche strana come
sei.
Ancora
una volta a mezzanotte vicino al muro togliti quel trucco pesante e
quello scialle. Perché non scendi dal trono sul quale sei seduta?
Fammi sentire il tuo amore ancora una volta prima che lo abbandoni.
Me
lo vedo, lui, in sala di registrazione. I musicisti, come al solito
non sanno niente di ciò che lui voglia fare, di cosa abbia in mente.
Ma, si sa, lui è un genio e va preso così, per quello che è.
Tuttavia l'aria nello Studio A, già torrida dal caldo e grondante
sudore per l'umidità, questa sera è ancora più incandescente. C'è
una figura dietro il vetro, una figura di donna. Ha capelli lunghi e
l'aria piuttosto altera. No, non parlo di quella misteriosa ragazza
gitana dai capelli rossi che sta suonando il violino. No, la sua
presenza è più imponente. Nessuno sa il suo nome ma qualcuno dei
ragazzi comincia ad intuire qualcosa.
Lui
è teso come le corde della sua Martin, è più elettrico che mai.
Chiama Scarlet. Poi Rod e Howard. Ovviamente li chiama senza parlare
perché lui non parla mai e, se parla, parla cantando. Però stavolta
fa uno strappo. Loro si chiedono chi sia quella donna di là del
vetro. Perché lui è così teso. A qualcuno viene in mente la frase
di una sua canzone: “ho
creduto che lei fosse la mia gemella ma ho perso l'anello”.
Sarà lei? Non si sa. Si sa solo che lui è sempre più teso.
Comincia a suonare a rapide pennate sulla sua chitarra. Poi comincia
a cantare. Ma sì, quella canzone l'aveva cantata con Ramblin' Jack
qualche sera prima. Ai suoi ragazzi aveva dato solo un canovaccio con
qualche verso scritto male e gli aveva detto di andargli dietro.
Quell'uomo dietro al microfono è un uomo tormentato, spaccato in due
come una mela. Guarda fisso dietro il vetro. Sto combattendo contro
me stesso – pare dire. Credevo di avere perso l'anello, che tutto
fosse rotto, che domani fosse troppo lontano, eppure ti amo ancora,
di una passione più forte di una catena che mi lega. Vorrei andare,
vorrei andare ma poi vorrei tornare di corsa da te. Ci ho provato
tante volte ad andarmene ma più cerco di essere libero e più sono
avvinto a te. Ma sono legato a te o al tuo ricordo? E tu, perché sei
così fredda, così cattiva con me, così dura?
Quell'uomo non sa darsi pace e, mentre canta, sulla fronte di lei,
dietro al vetro, sembra alleggerirsi quella ruga di corruccio che
fino ad allora la solcava come una duna.
Scarlet suona il violino, improvvisando come sempre, mentre lui canta
il suo combattimento interiore. Poi, dopo qualche minuto, chiama alla
band il finale. Al solito, è un finale confuso, perché i ragazzi
non sanno mai cosa lui abbia in testa.
Quando la musica si ferma, c'è un gran silenzio in studio. Se, nei
giorni prima, l'aria era rallegrata dalla goliardia dei musicisti e
dal tanto vino che girava fra di loro, oggi quando i ragazzi hanno
finito di suonare c'è un silenzio tale che sembra quasi di percepire
il battito del polso di ciascuno, che pulsa di suoni intrecciati e
continui.
Poi lui, con un gesto solenne, chiama un MI minore. Loro non sanno
cosa aspettarsi: non avevano preparato nulla. Rob guarda la sua mano
sinistra e sta pronto a dare il via. Si sa, in una band è sempre il
bassista a dirigere i lavori.
Poi si avvicina al microfono. D'un tratto sgrana gli occhi azzurri,
che fino ad allora aveva tenuto bassi al suolo, e li fissa di là del
vetro. Lei si avvicina d'un tratto. Per la prima volta sembra anche
lei parecchio tesa, lei che fino ad allora era rimasta impassibile.
Lui sussurra nel microfono quattro parole: “Questa è per te”.
Poi comincia a soffiare nell'armonica, quasi senza preavviso....
Disteso
su una duna guardavo verso il cielo, ai tempi in cui i nostri figli
erano piccoli e giocavano sulla spiaggia. Arrivasti dietro di me, ti
vidi passare. Eri sempre così vicina ed a breve distanza
Sara,
Sara, cosa mai ti ha fatto cambiare idea? Sara, Sara, così facile da
osservare, così difficile da definire.
Mi
sembra di vederli ancora giocare con i loro secchielli nella sabbia,
correre verso l'acqua per riempirli. Mi sembra ancora di vedere le
conchiglie cadere dalle loro mani mentre si seguivano l'uno dietro
l'altro sulla collina.
Sara,
Sara, dolce e casto angelo, dolce amore della mia vita, Sara, Sara,
gioiello raggiante, mistica sposa.
Dormivamo
nei boschi accanto ad un fuoco nella notte, bevevamo rum bianco in un
bar del Portogallo,loro giocavano alla cavallina ed ascoltavano
Biancaneve, tu andavi nel supermarket a Savanna-la- Mar.
Sara,
Sara, è tutto così chiaro, non potrei mai dimenticarmene, Sara,
Sara, amarti è la sola cosa che non rimpiangerò mai.
Mi
sembra ancora di sentire il suono di quelle campane Metodiste, mi ero
curato e stavo pian piano guarendo e restai in piedi per giorni al
Chelsea Hotel per scrivere "Sad-Eyed Lady of the Lowlands"
per te.
Sara,
Sara, dovunque andremo non ci separeremo mai, Sara, Sara, stupenda
signora, carissima al mio cuore
Come
ti ho incontrato? Non lo so. Un messaggero mi inviò in una tempesta
tropicale. Eri lì in inverno, luce lunare sulla neve ed in estate
sul Lily Pond Lan.
Sara,
oh Sara, Sfinge Scorpione in un vestito di calicò, Sara, Sara, ti
prego di perdonare la mia inadeguatezza.
Adesso
la spiaggia è deserta, a parte qualche alga e un pezzo di una
vecchia nave che giace sulla riva. Mi hai sempre risposto quando ho
avuto bisogno del tuo aiuto, mi hai dato una mappa ed una chiave per
la tua porta.
Sara,
oh Sara, affascinante ninfa con un arco ed uno strale, Sara, oh Sara,
non lasciarmi mai, non andartene mai.
D'un tratto, mentre cantava, tutto fu chiaro. Ma certo – pensarono
i ragazzi – lei è Sara. Cazzo, proprio lei. Nessuno l'aveva mai
vista. Sara, la madre dei suoi cinque figli. Sara, la gemella
perduta, lei che credevano perduta a Tangeri, lei che voleva portarsi
via i bambini, via, lontano da lui. Lei, che gli aveva fasciato le
ferite quando si era rotto l'osso del collo, quasi dieci anni prima.
Lei, che lo aveva raccolto quando la sua moto era finita fuori strada
e nessuno sembrava poter fare nulla per lui.
Lui, Bob, trascina le parole. Sembrano quasi pesargli sulle labbra.
Snocciola ricordi, scene di vita vissuta ed ordinaria, ma con un
brillio poetico, candido di neve sotto la luce della luna piena.
Ti ricordi, Sara? Ti ricordi quand'eravamo felici? E ora, cosa si è
rotto? Voglio tornare con te, Sara, voglio tornarci per tutta la
vita.
Chissà
cosa avrà pensato Sara. Avrà pensato di certo che sei il solito,
fottutissimo incantevole adorabile bugiardo. Ammettilo, non sei mai
stato al Chelsea Hotel a scrivere Sad
eyed lady of the lowlands.
E soprattutto, non ti eri ancora curato e non stavi affatto guarendo.
Anzi, non mi sarei sorpreso affatto se quella canzone l'avessi
scritta per Joan, per quell'altra. Ma tanto lo so già cosa avresti
risposto, Bob. Avresti risposto solamente, sì, è vero, ma avrei
voluto
che succedesse davvero così. E comunque, non importa. L'unica cosa
che mi importa è che tu sia qui con me.
Un'armonica a fendere l'aria. E poi, la canzone è finita. E resta
solo il silenzio. Tutti sono in silenzio, come solo si sta di fronte
alle cose grandi.
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