sabato 17 marzo 2012

QUELLA NOTA DI CONTRABBASSO...

A volte bisogna partire dal fondo. Magari da una nota, una nota sola, ripetuta quasi all'infinito, ribattuta, apparentemente monotona. Dentro quella nota c'è tutto. C'è tutto quello che in quattro strofe e un ritornello è stato solo accennato, solo tentativamente sfiorato, solo presagito ma mai raggiunto. Una specie di anticipo di paradiso. Eppure tutta la canzone tende a quella nota là in fondo. Tutta la canzone tende a perdersi ed al contempo ritrovarsi in quella nota ripetuta, ribattuta, apparentemente monotona.

Cosa si può regalare a qualcuno che sia più compiuto di una canzone? Difficile dirlo. Però è la tua canzone, può essere semplice quanto si vuole, può essere quasi banale però serve a dire come è meravigliosa la vita se c'è qualcuno di speciale nel mondo. Però non basta nemmeno quello. Già, perché si può essere uno scultore, si può essere un pittore o addirittura si può essere un mago, eppure non basta nemmeno quello. Non basta, c'è poco da fare. Ogni opera sarebbe solo l'imitazione o l'evocazione di una bellezza. Neppure le parole bastano a rappresentarla, a rappresentartela.

Sì, e poi si finisce seduti su un pavimento freddo e magari sporco a limare due versi. E magari non ci si ricorda più se i tuoi occhi sono verdi o sono azzurri. Però si ricorda che sono belli. Anzi, che sono i più belli. E così, scusa se me li sono dimenticati. Me li sono dimenticati per il solo motivo che ho bisogno di rivederli in continuazione. Che ho bisogno di rivederti in continuazione. E quei versi, così imperfetti ed incompiuti, diventano uno slancio. Diventano uno slancio verso di te, di te per cui sola il sole continua a sorgere ogni mattina.

E quando avrai in mano questa canzone, fatta di queste piccole parole, sarà qualcosa solo per te. E non importa ricevere qualcosa in cambio. Chi scrive una canzone sa già che non può mai aspettarsi nulla indietro. Eppure, stai pur certo che colpisce sempre nel segno. Colpisce nel segno.

Ma manca sempre qualcosa. Manca sempre qualcosa. Manca sempre qualcosa che non si riesce a dire a parole. E allora è la musica che viene in soccorso. Così, si comincia con una frase di pianoforte o con un paio di accordi di chitarra. Poi entra qualche arco così come entra una luce dalle imposte accostate di una finestra. E piano piano quel raggio diventa un'alba, e poi l'alba un fiume di luce. Ecco, adesso è l'ora in cui debbono entrare il contrabbasso e la batteria. Là, dove entra la potenza del ricordo dei tuoi occhi la musica si fa travolgente. E quando si dirà che i tuoi occhi sono i più belli, ecco perfino un'arpa a cantarli.

Però manca ancora qualcosa. Perché tutto quello che si è tentato di dire con le parole, eccolo lì, in quella nota di contrabbasso ripetuta tredici volte - tredici volte! - che tutto si fa chiaro, che tutto acquista un senso, che il fiume delle parole e della musica, che prima era scivolato fra mille curve, mille secche, mille ostacoli, giunge alla sua foce. Così, anche quelle parole “quanto è meravigliosa la vita quando tu sei nel mondo” acquistano il senso che le parole stesse non erano adeguate ad esprimere.

Quella nota di contrabbasso è insieme il mistero e la rivelazione, è la fine che dà il senso all'inizio e all'istante. Quella nota è tutto il desiderio, è il desiderio inesprimibile che mai vita né terra esaudirono, è il desiderio che è inconoscibile ma che conosce ciò che non si vede. Quella nota di contrabbasso è. Ed è per te.




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